ANTICIPAZIONE | Rossella Renzi, "Disadorna" (peQuod, collana portosepolto)

 


Siamo l’occhio spalancato sul fuoco

procediamo con passi tremanti

una leggera carezza delle mani

per turbare la muta limpidezza

per rispondere al saluto dell’acqua.



**



Camminiamo su questo sentiero

tra pietrisco, frammenti di ali

le impronte dei bambini

per gioco, quella voglia di fare

di inventare la fuga

il risveglio del volo.

Ma qui l’offerta è un giaciglio vuoto

la porta del tempio si spalanca

solamente a chi prega e non chiede.



**



Essere nudi nel mondo

come forma che prende la materia

come carne che si pone in ascolto

quel gesto della mano che trema.



**



L’inverno dura ancora pochi giorni

lo sento battere gli ultimi colpi

esalare dalla terra il respiro

nessuno sa dire dove andremo.



**



Questa non è la mia casa

non ci sono fiordi, cieli pesanti

non ci sono cimiteri sul mare

dove leggere pomeriggi interi.


Non è la mia casa, non ci sono

le urne con il segreto del sonno

l’antico enigma della controra

l’abbraccio sempre nudo del vento.


È un suono lontano la casa

l’odore del mirto, dell’agrumeto

che incanta le mani bambine

i lari che vegliano all’orizzonte.

ANTICIPAZIONE | Annalisa Ciampalini, "Tutte le cose che chiudono gli occhi" (peQuod, collana portosepolto)

 


Le seguenti 5 poesie sono tratte dalla silloge "Tutte le cose che chiudono gli occhi", che uscirà nel mese di aprile 2022 per la casa editrice peQuod, all'interno della collana portosepolto.



I nostri corpi complementari

il tuo chiarore

la mia esile oscurità.

Tua è la pietra dell’inverno

il seme dormiente nel giaciglio scuro

le mani che sanno dove premere.

A me resta l’albero lontano

il bianco che si accumula piano

il fiore pallido

esitante tra le dita.


**


All’improvviso scende un grande silenzio

e un ordine pallido

si dispone nella casa.

I pasti serali hanno la disciplina delle cose fredde

dei corpi tenuti a distanza. Nessuno

guarda la sedia vuota al suo fianco.

Lì c’è un luogo in cui la luce arriva piano

il punto che ci guarda

e va taciuto.


**


La fragilità sta nel verso che non dura

scriverlo su carta

voltarsi per leggerlo di nuovo

e il segno muore.

Il verso frontale volitivo e pieno

la parola stretta sotto la palpebra che duole

e poi il vuoto.

A lato, tutto ciò che respira

e amorosamente vive nella tensione del presente

da me discorde, spalancato

fioritura piena, occhio distratto

che mi vede passare.


**


STATICA


La luce che non porti con te

si depone nelle cavità

cerca sguardi complici

attende

di essere tradotta.


*


C’è poi chi resta

nel punto dolce del richiamo

lo nomina

e indugia nel suo segno.

Questo crescere l’uno dentro l’altro

fino a coincidere.


Alessandro Agostinelli: tre poesie da "Il materiale fragile"



l'anima nel vento



a volte, la notte

giro gli occhi verso ovest,

un aereo scende su pisa

nella stessa direzione della mia auto.


sento una destinazione che si compie,

come uno dei posti

dove andrò comunque.


si sceglie una conduzione separata,

ma costante, un lontano

presente come un destino

che ho imparato a riconoscere

dagli atlanti del mondo,

si aprono al centro del torace

mentre comincia a soffiare il vento,

un'anima.



**



geometria delle passioni



la notte

sulla via del ritorno

tutto si fa chiaro,

la sabbia scende

nella clessidra,

poi torna la gestione

delle lenzuola,

l'economia del giorno.

e il piacere dell'intimità

si mescola nel mondo

che è fatto di nulla.


c'era una volta una città.

adesso si sommano vie,

luoghi, facce differenti,

in troppi posti

che non sono io.



**



oblio



non ti ho pensato

eppure oggi tira tanto vento,

credevo non finisse mai.

in un angolo della cassapanca

si è accumulata molta polvere,

la guardo e trattengo il respiro:

non ti ho pensato.


la distanza sono anche

queste crepe sui muri,

le guardo e sospiro:

sono davvero ovunque.


c'è una tua maglia

sola sulla gruccia,

le ho messo addosso un cappotto

perché oggi tira tanto vento,

le persiane sbattono

le piume sopravvivono

e qui è tutto silenzio.


ma non ti ho pensato.
 

Alfonso Brezmes: tre poesie da "Quando non ci sono"

 





Poetica dello sfratto


Mi piacciono quelle poesie

dove non accade nulla

o ciò che accade

resta fuori scena.


Come quelle case vuote

che sono più grandi

dentro che fuori

e ancora conservano i segni

dei loro vecchi inquilini.


O quei quadri di Hopper

dove sempre accade qualcosa

che sa soltanto lui.



**


Pronuncio un nome


Lo dico delicatamente,

come cullandolo:

nulla accade.


Lo scrivo sulla parete. 

Traccio un cerchio.

Mi siedo in attesa.


A volte

le cose tardano,

mi dico.


Non so.


Che forse

anch'io,

stia andando

verso qualcuno,

da qualche parte,

che mi chiamò

molto,

molto tempo fa.



**


Autobiografia


Vengo da un luogo

che mi insegue;

vado verso un luogo

che mi sfugge.


Tra questi due luoghi io esisto:

questo spazio tra parentesi,

questi puntini di sospensione

nella neve

delle pagine di un libro

che si cancella

mentre lo scrivi.


Impronte di qualcuno

che dice che sono io.

ANTICIPAZIONE | Pietro Romano, "Feriti dall'acqua" (peQuod, collana portosepolto)






Le seguenti 5 poesie sono tratte dalla silloge "Feriti dall'acqua", che uscirà nel mese di aprile 2022 per la casa editrice peQuod, all'interno della collana portosepolto.



Luce di dentro, soglia inesausta del passo.

Mi vedo oltre il sentore che a ogni varco o stanza,

come guardi, io per voi ancora non sia:

come addentro uno sguardo coagulato

su un corpo che muore.


**


Questa la terra irreale, questa la viola

sfiorita senza il tempo di quando ti guardo.

Dici del sole che affonda nel chiasmo

di stelle e notti lontane, del volto che alberga

nell’onda come in tanto silenzio la veglia

del lume che sfoca il lenzuolo dopo

per anni avere sostato dentro l’occhio

che posa fra luce e luce.


**


Come tradurre l’azzurro arreso del cielo,

quando, con l’odore di terra riarsa, le parole

separano le nubi dalle nubi, gli uccelli

dagli uccelli, le foglie dalle foglie?


**


Acque di confine agli amen del vento,

in voi si dirada la lontananza, viso

di madre che spezza il nostro dormire.

L’ho vista tornare alla sua veglia,

riconoscermi figlio, poi andare.

Negata alla vita, dissetare il respiro.

Adesso che ogni altrove si è spento

e ogni volto è qui convocato,

addormentate questi occhi devoti

alle candele: destatevi nelle voci

di dentro. 


**


Buio tra le parole. 

Riverbero di volti tra le acque dell’inverno:

ogni altrove si accompagna alla neve.