Adam Zagajewski - Tre poesie da "Guarire dal silenzio"



I VOLTI


Di sera, sulla piazza del mercato splendevano i volti
di persone che non conoscevo. Guardavo avidamente
i volti umani: ognuno era diverso,
ognuno diceva qualcosa, persuadeva,
rideva, soffriva.

Pensai che a costruire le città non sono le case,
non le piazze, i boulevard, i parchi, le ampie strade,
ma i volti avvampanti come lampade,
come i bruciatori dei saldatori, che di notte
nelle nuvole delle scintille riparano il ferro.


LE PIU' FRESCHE ORE


Le più fresche ore del mattino; quando ancora
non scrivi (non ci provi), leggi soltanto, pigro.
Tutto è immobile, quieto, pieno, come fosse
un regalo offerto dalla musa della lentezza;

come un tempo, nell'infanzia, quando a lungo
si studiava la mappa colorata dell'escursione, mappa
che prometteva così tanto, o in quell'attimo
prima di dormire, prima dei sogni, quando si avverte
già il loro arrivare dal mondo, la loro marcia, il loro
pellegrinaggio e vegliare al capezzale del malato
(malato di veglia) e rivivere in mezzo a figure medievali

contratte in eterna paralisi sulla cattedrale;
le più fresche ore del mattino, silenzio
                                            - ancora non scrivi,
ancora non capisci così tanto.
Si avvicina la gioia.


LITURGIA ORTODOSSA

Profonde voci pregano insistenti
per la misericordia e in loro difesa hanno solo
un magnifico canto – sebbene nessuno
ci sia nella stanza e nulla accada: solo il volteggio
veloce di un invisibile disco.

La voce di un solista evoca la dizione
di Iosif Brodskij che recita le sue grandi poesie
a un pubblico americano che non credeva
nella possibilità di ascensione al cielo
ma sembrava felice che qualcuno ci credesse.

È sufficiente forse – o solo lo pensiamo
- che qualcun altro creda al posto nostro.

Basse voci continuano a cantare.
Abbi pietà di loro.

E sii misericordioso anche con me,
o invisibile Signore.


 

Patrizia Cavalli - Tre poesie da "Vita meravigliosa"

                                                                       
Ecco il giorno e l'aspetta settembre,
il suo immobile ardore un po' fiaccato,
la languida estiva sbavatura. Eccomi.

Ai minuti, al facile perdono,
ai mercati scintillanti di materia,
all'invito innocente del mattino,
alla corsa, il gentile riposo.

Nell'aria imbambolata
facce bellissime passano per strada,
perduti amici miei li riconosco.

Il tempo senza tempo di settembre
si ripete, estate e infanzia
sono ancora insieme.

***

Distratta e stordita dal freddo
e dai rumori, ritrovo ora stupori
a primavera. Accogliere le prime note
in attenzione e preghiera ascoltare,
raccogliere parole.

***

Le strade in apparenza quasi uguali
che rigano il tuo immenso limitato
spazio: giunta alla fine quando le percorro
ho sempre nostalgia del loro inizio.
Mi estendo in superficie, mi dispiego,
città stenditi, ti abbraccio.



Queste poesie sono tratte da Patrizia Cavalli, Vita meravigliosa, Einaudi, 2020.

Cristina Alziati - Tre poesie da "Come non piangenti"


Come vuoi che racconti dei mesi
di quello strano straordinario inverno
di gemme anche quassù, e sole
fra i rami nel dicembre, quando il manto
di neve ero io, io la corteccia glabra
lo scricchiolio del gelo nelle ossa -per quale
voce straordinaria dirti l'inverno,
quando l'inverno ero io?

***

Ora tu credi che basterebbe un niente,
sedere ad un tavolo sgombro
in un'ora propizia, e lavorare ai versi
lavorare ai frammenti. Io sono fatta invece
di questo non scrivere giorno per giorno;
dentro il sedimentarsi delle piccole
cose, e delle grandi, sono
l'anima ingombra del loro farsi mute.

***

Già fui vestita, mi avvolgeva il vento.
Un bacio l'ha disfatto. Nascevo
in quel momento.

"La ragione della polvere" su Satisfiction

Ecco la prima recensione a La ragione della polvere (peQuod, 2020).
Un grazie a Vesna Andrejevic che coglie nel segno su diverse cose.
Potete leggerla su Satisfiction.
Buona festa a tutti.

Alcune poesie da "Tornando a casa"

Ho sete di questa parola, del tuo volto appena intravisto.

La conoscenza di queste mancanze

ha oscurato il verde delle foglie,

e i miei occhi.

Nella tranquillità di uno sguardo si cela la noncuranza del cielo, la mia distanza da tutte le cose. ***

Si commuove il vento,

piange il castagno

nella solitudine

di un nuovo inverno.

Abito ancora a pochi passi da quando l'estate si fa notte e poi niente. La mia patria è la nostalgia, questo eterno, incerto viaggiare. ***

Il principio e la fine

è nel volo di una rondine,

nel rosa del mattino. D'altronde, lo testimonia il cielo,

ne dà conferma l'universo:

salvo è l'istante in cui tu appari. ***

Chi getta il tuo nome nell'abisso

per trenta denari?

Chi dorme durante la veglia?

Chi stringe i polsi

e ti spinge in catene?


Nessuno torna innocente

da questo Getsemani,

nessuno è mai stato

fedele davvero. ***


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