I VOLTI
Di sera, sulla piazza del mercato
splendevano i volti
di persone che non conoscevo. Guardavo
avidamente
i volti umani: ognuno era diverso,
ognuno diceva qualcosa, persuadeva,
rideva, soffriva.
Pensai che a costruire le città non
sono le case,
non le piazze, i boulevard, i parchi,
le ampie strade,
ma i volti avvampanti come lampade,
come i bruciatori dei saldatori, che di
notte
nelle nuvole delle scintille riparano
il ferro.
LE PIU' FRESCHE ORE
Le più fresche ore del mattino; quando
ancora
non scrivi (non ci provi), leggi
soltanto, pigro.
Tutto è immobile, quieto, pieno, come
fosse
un regalo offerto dalla musa della
lentezza;
come un tempo, nell'infanzia, quando a
lungo
si studiava la mappa colorata
dell'escursione, mappa
che prometteva così tanto, o in
quell'attimo
prima di dormire, prima dei sogni,
quando si avverte
già il loro arrivare dal mondo, la
loro marcia, il loro
pellegrinaggio e vegliare al capezzale
del malato
(malato di veglia) e rivivere in mezzo
a figure medievali
contratte in eterna paralisi sulla
cattedrale;
le più fresche ore del mattino,
silenzio
- ancora non scrivi,
ancora non capisci così tanto.
Si avvicina la gioia.
LITURGIA ORTODOSSA
Profonde voci pregano insistenti
per la misericordia e in loro difesa
hanno solo
un magnifico canto – sebbene nessuno
ci sia nella stanza e nulla accada:
solo il volteggio
veloce di un invisibile disco.
La voce di un solista evoca la dizione
di Iosif Brodskij che recita le sue
grandi poesie
a un pubblico americano che non credeva
nella possibilità di ascensione al
cielo
ma sembrava felice che qualcuno ci
credesse.
È sufficiente forse – o solo lo
pensiamo
- che qualcun altro creda al posto
nostro.
Basse voci continuano a cantare.
Abbi pietà di loro.
E sii misericordioso anche con me,
o invisibile Signore.