Yari Bernasconi: tre poesie da "La casa vuota"



Tallinn


Sei sempre tu: la giacca e il gatto
sulla maglietta. Gli occhi determinati.
Ma l'aeroporto è nuovo e quando dici
<<dieci anni fa>> qualcosa si smarrisce:
una piccola ruota dell'ingranaggio,
fra le vetrate; la vivida certezza
nell'ignoto; quel nulla tanto atteso
e poi riempito e affrontato con foga.
Anche noi siamo sempre noi. Soltanto
più numerosi. Come te, quando diciamo
<<dieci anni fa>>, sentiamo forte e pesante
lo strascico del tempo speso,
che sembra perso.


***


Dejevo


Dove sono le case diroccate, sfondate,
il villaggio in rovina? Quelle macerie
inghiottite dal verde? Non le abbiamo sognante,
ci dicono più tardi, ma tutto è stato demolito
dalle autorità. I garage scavati nella terra
sono adesso teatro di bivacchi e bevute.
Le vecchie strade una pista per quad o motoslitte.
Mentre fotografiamo due mattoni dimenticati
fra gli abeti, tu aspetti e raccogli gallinacci,
poi bacche ed erbe per le tue tisane.


***


Attraverso la striscia d'acqua dolce
tra Caslano e Lavena, dove i pesci
sembrano rallentare, un ragazzo raggiunge
l'altra riva e sorride. Ma se ritorni
domani o dopo, quando il velo di pioggia

nasconde il cielo, vedi gli alberghi cupi e inabitati

e le case svuotate, mentre su è solo roccia,
strapiombo. Senti l'ansia dell'inizio, e più forte
la paura di un'altra fine.