Francesco Scarabicchi: tre poesie da "La figlia che non piange"

 




Lungomare


Dopo la breve cena, con i cappotti e il vento che non smette di soffiare dal mare buio di notte e gelo, insieme sul litorale di una città di porto a vivere quel che non siamo, divisi e uniti senza speranza alcuna di sapere cosa saremmo stati, se avessimo potuto. L'orologio segna un tempo che non c'è, né tuo né mio, e il nome che ti chiama è fermo come un treno che non ha stazioni. Posso amarti a quest'ora senza un dopo. T'accompagnerò su una via di frontiera e piano scomparirai lontana. Allora saprò che sono quel che ero prima, tutto il niente che in me già preme e pesa.



***



Qui regna il tempo che scompare


Qui regna il tempo che scompare,
la fuga sua invisibile,
il nome che non resta,
giorno della stagione, breve resa,
limite d'ogni soglia inesistente.



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S'apre di nuovo ciò che qui su chiude


S'apre di nuovo ciò che qui si chiude,
l'alfabeto contento, i sostantivi,
la sua discreta musica, la vela
che guarda all'orizzonte degli approdi,
al giungere sul limite, al tornare.