Francesco Scarabicchi: altre tre poesie da "La figlia che non piange"

 





Ti guarderò da questa vita attesa



Ti guarderò da questa vita attesa,

da una fermata d'autobus, da un destino

che mi tiene lontano e sai che sono

più vicino che mai alla tua resa,

occhi che non si sporgono e non danno

luce a chi la chiede,

sguardi che vanno dove tutto è niente,

a una finestra d'angolo, ad un cielo

di musiche e di voci tutto intorno.



***



Ah


Ah, il tempo che passa alle mie spalle,

sulle mie scarpe nuove, sulla pelle,

il giovane tempo che non ho incontrato,

il tempo abbandonato a mia insaputa,

quello smarrito lungo vie contrarie,

il tempo solitario d'ogni notte,

il tempo che mi viaggia e non ritorna,

tutto il tempo del tempo che c'è stato,

il tempo immaginato che perdòno,

quello di un'altra estate che scompare,

il tempo innamorato che è lontano,

il tempo che si volta non si ferma,

il tempo muto che si fa guardare,

il tempo intero che non puoi pensare,

quello che prende solo per lasciare.



***



Città



Scivola l'ombra, svisa, si dissolve in una scia, tra l'Angelo e la Cupola, prima del ponte sopra il fiume, prima d'un crocevia che non ha nome. Così s'annuncia la città, nel tempo che scompare e resta eterno mentre lei sceglie la fuga da una porta o un davanzale, s'annienta e si ricrea fedele come il sogno di un padre, a ridosso dell'occhio di un istante, quel tanto che le basta trattenere prima del precipizio, prima del vuoto in cui s'eclissa la verità che mente, l'unica che conosca il povero segreto delle cose. Essere l'emozione che si ferma al ciglio, il fiore sull'abisso, lo stupore che fa muta la voce e puro il viso. Non si conosce mai l'ora dell'attimo, il momento in cui decide di mutarsi in altro, quel suo morire d'essere, quell'essere che dice sì d'istinto e si consegna alla virtù del caso, ad una sorte ignota, al fioco lume che incendia il cielo della notte quando la via è silenzio e appena avverti delle fontane il fresco del respiro, il volto interrogare chi l'osserva.