Biagio Marin: tre poesie da "Poesie"



I testi vengono qui proposti nella traduzione in italiano.



Ne avevamo quattro di figli:

la casa suonava di loro

come salmi entro la chiesa;

ogni bocca era una fonte di nuova frescura,

di grandi risate, di canti,

di belle parole sonanti che

andavano per l'aria

farfalle di tanti colori,

scintille d'oro.

In tutte le ore,

che gioia sentirli!

Adesso la casa è zitta,

la tavola tagliata

quadra di rovere

ha duri gli spigoli,

e vasto è il piano,

più vuoto per tanto gran bianco.

Bicchieri e due piatti

si perdono, si guardano l'un l'altro,

con un piccolo ridere disperato.

E noi mangiamo in silenzio

la testa ficcata nei piatti,

bocconi sapore d'assenzio.

Tanta gravità disfatta,

dispersa dal vento,

un nuvolo d'oro d'estate,

nebbia di rosa autunnale.

E noi qua soli:

pareti che ci guardano cuori

che ci dolgono,

per avere tutto perso,

la bella illusione della vita.




***




Lascia che il tempo passi,

tienti ferma alla terra;

si placa il cuore, si calma la bufera,

e sul mondo torna la bonaccia.


Quando soffia forte,tienti alle radici

per avere, domani, la fioritura;

non avere paura:

dopo il maltempo volano le rondini.


È paziente ogni pianta

ed aspetta i suoi fiori,

la luce dell'aprile, i profumi,

l'aria che sa di sole e canta.


La primavera ha pianti e dolori,

i rami si lamentano al vento:

ma dopo, lento, ma contento,

ogni ramo nel cielo mette foglie.




***




A Falco


VI



Figlio, ombra di chiglia

non dura un momento,

anche se mille miglia

ha fatto il bastimento.


Gli uomini sono avari,

ogni vento li muove

a nuove cove

sulle rive dei mari.


Traccia sul mondo nessuno lascia,

neanche i cuori sovrani:

i venti vanno lontani,

e tutto al mondo passa.


Tu avevi ventiquattro anni,

il cuore come un giardino,

quel chiaro lume gentile

consola i nostri affanni.