Roberto Pazzi, altre tre poesie da "Un giorno senza sera"

 



La casa


Sto fra le parole e il nulla,
lavoro ad abitare la mia mente
ma la casa è ancora da finire,
mancano le stanze a nord,
l'ala del sonno,
perché non possono dirsi
camere da letto
quelle dove ho dormito
a sud, fulminato dalla
febbre del sogno
quando divorava l'incontro
prima che avvenisse.
Ora so dov'è più fresca
casa mia, in quale stanza
lasciare il cibo della mente
senza paura di ritrovarlo avariato.
Abitavo in un castello
e non lo sapevo,
la festa comincia adesso
che non posso più scegliere
le musiche, dovrò fidarmi
di chi inaugurerà la danza.
Da lontano mi vedo
alla finestra della mia mente.



***



L'amore cresce come l'erba



Non sei mai solo se le cose parlano,
i vestiti smessi nell'armadio,
le penne scariche sul tuo tavolo,
le federe dei cuscini,
il parquet della camera da letto
consumato dai sogni,
l'odore delle stanze che consacra
il ricordo di tante risate,
nelle carni di complici ombre
che si sono nascoste,
ma non ti hanno detto dove,
così sarà più ricca la sorpresa,
chissà, in un tram che sale
le colline di San Francisco,
o in un traghetto del lago Baikal.
Ti è capitato di sobbalzare
alla vista di sconosciuti
che parevano proprio loro
in giro per il mondo,
ma poi si sono voltati.
La ricerca e l'attesa sono la vita,
tu resta ben fermo dove sei,
contano sulla tua fedeltà
non sei più Orfeo che si volta
per paura che lei non ti segua,
hai imparato,
l'amore cresce senza che tu lo veda,
come non vedi crescere l'erba.



***



Dal pozzo della memoria



Mi ritorna tutto su,
dentro l'estate un'altra estate,
in una via le molte volte attraversate
piene di gente
con scarpe che non si portan più,
nei vestiti che passano di moda,
le martingale, i colli di pelliccia,
i pantaloni a zampa di elefante,
le camicie di popeline,
il gusto che della mente muta,
il sapore del vino che mente alla memoria
al fondo del bicchiere
chiama alla lingua i primi sorsi più golosi
e l'età bambina quando non potevo berne
"fa male ai grandi, figurati a te"
ammonivano a tavola.
Ora che posso bere quanto ne voglio
che posso andare dappertutto,
partire ogni momento
senza chiedere permesso,
mi pare bella solo l'età dei limiti
e dei permessi,
come dal fondo di un pozzo
guardavo me affacciato lassù in alto
che mi sforzavo a spiarmi,
sognavo laggiù quello che sono oggi quassù,
oggi che sono tutto quello che ho sognato.