Louise Glück - Tre poesie da "Averno"






È vero che non c'è abbastanza bellezza nel mondo.
È anche vero che non sono in grado di recuperarla.
Nemmeno candore, e qui potrei essere di qualche utilità.

Sono
all'opera, anche se sono silenziosa.

La blanda

miseria del mondo
ci lega da entrambe le parti, un viale

fiancheggiato da alberi; noi siamo

compagni qui, non parlando,
ognuno con i propri pensieri;

dietro gli alberi, cancelli
di ferro delle case private,
le stanze dalle imposte chiuse

in qualche modo deserte, abbandonate,

come se l'artista avesse
il dovere di creare
speranza, ma con cosa? Cosa?

La parola stessa
falsa, un mezzo per confutare
la percezione - All'incrocio

le luminarie delle feste.

Sono stata giovane qui. Prendevo
la metropolitana col mio libretto
come per difendermi contro

questo stesso mondo:

non sei sola,
diceva la poesia,
nel buio del tunnel.



***



Cose favolose, le stelle.

Quando ero bambina, soffrivo di insonnia.
Le notti d'estate, i miei genitori mi lasciavano stare accanto al lago;
portavo il cane per compagnia.

Ho detto "soffrivo"? Quello era il modo dei miei genitori di
ppiegare
gusti che a loro sembravano
inspiegabili: meglio "soffriva" che "preferiva vivere col cane".

Buio punto silenzio che annullava la mortalità.
Le barche legate che si alzavano e abbassavano.
Quando la luna era piena, a volte potevo leggere i nomi di
ragazze
iipinti sul fianco delle barche:
Ruth Ann, Sweet Izzy, Peggy my darling -
non andavano da nessuna parte, quelle ragazze.
non c'era nulla da imparare da loro.

Stendevo la giacchetta sulla sabbia umida,
il cane si accoccolava accanto a me.
I miei genitori non potevano vedere la vita nella mia testa;
quando la scrivevo, correggevano l'ortografia.

Suoni del lago. Distensivo, disumano
Il suono dell'acqua che lambiva il molo, il cane che razzolava
da qualche parte nell'erbaccia -



***



Telescopio


C'è un momento dopo che togli l'occhio
che dimentichi dove sei
perché hai vissuto, sembra,
da un'altra parte, nel silenzio del cielo notturno.

Hai smesso di essere qui nel mondo.
Sei in un luogo diverso,
un luogo dove la vita umana non ha significato.

Non sei una creatura in un corpo.
Esisti come esistono le stelle,
partecipando alla loro immobilità, alla loro immensità.

Poi sei di nuovo nel mondo.
Di notte, su una collina fredda,
smontando il telescopio.

Ti rendi conto dopo
non che l'immagine è falsa
ma la relazione è falsa.

Vedi di nuovo quanto lontana
ogni cosa è da ogni altra cosa.