Paolo Parrini: tre poesie da "Prima della voce"



Affacciarsi sui fiori tra le pietre

e prima di cadere, respirare.

L’alba sorprende la ferita.

È un giorno senza memoria

né case palazzi o grondaie

né rimbalzi. Novembre

è una promessa di neve.



***



Farsi raggio o crepa,

sottile, annidarsi nei concavi

spazi, addormentare la memoria.

Quello che non abbiamo

sono i suoni iniziali dei nomi

che un tempo ebbero un volto.

                                    Sia benedetto

questo spazio fatto altrove.



***



Questo corpo si depone

foglia in attesa

tappeto e rovo

perché dentro tutto il chiaro

esplode sempre una nube scura.

I covoni allineati descrivono

geometriche visioni.

Ma non è ancora tempo del raccolto.