Luca Ariano: tre poesie da "La memoria dei senza nome"



Cosa fai a Milano?

Tu che sei fuggito...

Quante Terese e Bell'Iridi smarrite? Oggi non ci pensi accanto a Rosa

su quei Navigli... sulla Darsena ripulita.

Giochi a fare la guida:

<< Qui lavavano i panni... qui pregava la Merini... >>

I versi di Vittorio sereni?

Senti il suo capo sulla spalla,

il cappotto blu Klein, l

quel viso ancora vede prati dalla finestra,

quasi sperso tra cubi di cemento, guglie e marmi.

Ti senti come nel dopoguerra,

prima di ricostruzioni sussurrandole:

<< Avrei dovuto... sì mah... >>

Ti ricordi di Primo che quasi si gettava

dal Ponte della Ghisolfa.

Non ascolterai l'Enrico e mentre cade

un crepuscolo lombardo

- scherzando su un vecchio poeta -

abbraccerai Rosa tra le ombre delle case.




***




Sarà stato l'anno degli Europei,

quelli dell'ottantaquattro...

Le Roy, la Thatcher, Reagan,

Ritorno al futuro guardato

sgranando gli occhi.

Da mesi aspettavate il mare: Lignano... i braccioli... colori

diversi dai campi nebbiosi

e Giggino canticchiando:

<< Portami a ballare oppure altrove,

ma portami via da qui... >>

Chissà se si immaginava così oggi?

Ora tutta fuliggine

immaginata dietro i vetri

di un locale finto anni Cinquanta:

<< Sunday, Monday, Happy Days.>>

Pattinano giovani polpacci in quel tempo

mai stato tuo: chi porteresti lì?

Elemosini un lavorà ma fuori la fila

e domani una grandinata nasconderà tutto...

diranno un'altra estate anomala,

un bacio mai arrivato.




***




Non credere amore che non senta

il tuo dolore mentre ti fiacca la carne,

quando pensi ai ricordi del passato,

alla paura di dire: << Felice. >>

Ho visto le tue lacrime scorrere sulle

gote, le ho baciate per asciugare

le ferite della tua anima, i crampi

nello stomaco, il timore del futuro.

Non credere che non scorrano lacrime

sulla mia pelle quando penso ai tuoi

occhi non più di bambina:

lo sguardo che ha perso il sorriso

al primo sole fuori dalla finestra.

La mia mano sarà sempre lì a scaldare

le tue dita, stringere i polsi tremanti

quando sentirai scendere la sera

e penserai che domani la brina

possa svolgere tutto.





Non credere amore che non senta

il tuo dolore mentre ti fiacca la carne,

quando pensi ai ricordi del passato,

alla paura di dire: << Felice. >>

Ho visto le tue lacrime scorrere sulle

gote, le ho baciate per asciugare

le ferite della tua anima, i crampi

nello stomaco, il timore del futuro.

Non credere che non scorrano lacrime

sulla mia pelle quando penso ai tuoi

occhi non più di bambina:

lo sguardo che ha perso il sorriso

al primo sole fuori dalla finestra.

La mia mano sarà sempre lì a scaldare

le tue dita, stringere i polsi tremanti

quando sentirai scendere la sera

e penserai che domani la brina

possa avvolgere tutto.