Karin Boye: tre poesie da "Poesie"


Alla bellezza



Quando i nostri dei cadono

e stiamo soli tra i frantumi,

senza più appoggio per i piedi

come sfere nello spazio - 

allora ti s'intravede un attimo, alta Bellezza.

Allora, solo allora.

Severa come fuoco tu consoli: "Qualunque cosa cada - io sorgo ancora."

O stai, stai, benedetta,

e salva la mia anima

dalla menzogna di un dolore infinito!





***




Non desiderare niente che altri abbia avuto:

tutto accade una volta sola.

Non desiderare ciò che qualche poeta

ha cantato nel suo canto più bello.


Una notte luminosa di stelle, nella veglia,

il Destino busserà alla tua porta 

e ti cercherà con occhio di strano colore,

di cui nessuno ha mai parlato prima.


È scesa come rugiada dall'aria,

è nata dalle braccia dello spazio,

e nessuno, nessuno ha incontrato il suo sguardo,

e nessuno le ha dato un nome.


A te è venuta dalla terra del Nulla,

per te è stata creata ora,

e nessuno, nessuno nel tempo dei tempi

più di te ha baciato le sue labbra.




**




Sento i tuoi passi nella sala,

sento in ogni nervo i tuoi rapidi passi

che nessuno nota altrimenti.

Intorno a me soffia un vento di fuoco.

Sento i tuoi passi, i tuoi amati passi,

e l'anima fa male.


Cammini lontano nella sala,

ma l'aria ondeggia dei tuoi passi

e canta come canta il mare.

Ascolto, prigioniera dell'oppressione che consuma.

Nel ritmo del tuo ritmo, nel tempo del tuo

batte il mio polso nella fame.