Beppe Salvia: tre poesie da "Cuore"

 




Io scrivo di notte, mi suggerisco che scrivere. Io vivo in quei fogli davanti. Mi piacciono bianchi, mi piacciono scritti. Mi piace se canta Lydia Lunch alla radio o Victoria Spivey. Non sono ordinato. Le mie righe lo sono. Distinte le une dall'altre. Perché è peccato sciupare una notte per non dire che il vero. Il mio mestiere l'ho appreso soltanto da me. Io distinguo due cose nel buio. Io penso, e posso, ordinatamente, contraffare tutto che mi circonda. Io ricordo, ed ogni memoria niente m'è possibile mutare. Questo v'insegno: v'è arte e sappiatela usare; è possibile altrimenti sapere di se, a tal modo affranti che il dolore ormai tutto comprendendo, al cuore soltanto affidi la beffa sua più bella e più misera, dimenticare.



***



Prigioniero in una notte deserta,
e altre torri il comune atrio
circondano e corre tra vuote
camere che fuori danno
su campi vuoti assorti
una lunga navata dove
fermano i cantoni cumuli
di neve rischiarata da linee
di luce lunghe fredde, e l'ombra.



***



Elegia

I.

torniamo nella via deserta e bianca
al mondo dove i suoni sono tanto
più nudi che non qui dove la nuda
nostra nuova terra dei boschi tanto

chiara di neve tanto silenziosa
non ci fa beffe non sorride, soli
felici nudi siamo silenziosa
deserta via nei cieli delle stelle,

i cieli dove schermano i rondoni
quei loro battibecchi senza suoni
i baci i belli più di quei bei voli,

ridi nascondi mi nascondi gli occhi
tu fai la luna l'oca bianca ronda
nuova nei cieli nuda silenziosa