Raffaele Floris: tre poesie da "Mattoni a vista"

 




D'estate, al paese



D'estate, al paese,

C'è sempre una vecchia che ascolta il silenzio,

Seduta sull'uscio di casa.

L'immobile sguardo del tempo

L'ha vista sfiorire come le petunie del giardino;

Adesso ha le gambe tumefatte

E il respiro interrotto, nello strazio

Notturno che assale e sgomenta.


Un tempo, l'odore

Del grano mietuto riempiva le strade

Di polvere calda e di pula.

I figli tornavano a casa

E trovavano un vasetto di fiordalisi

Sulla finestra della cucina,

Il pane bianco sfornato da poco,

Camicie pulite sul letto.


D'estate, al paese,

C'è sempre una vecchia che ascolta il silenzio,

Seduta sull'uscio di casa.

Vorrebbe vedere i nipoti

Già grandi, adesso che ha mani di creta.


Invece ora vive coi cani:

Guarda l'intonaco della sua casa,

La polvere fra le sue dita.




***




I segni del tempo



Si posano i segni del tempo

Sui luoghi di sempre,

Sugli orti, sui muri di pietra,

Sui viali silenti.


Si posano i segni del tempo

Sui gesti consueti,

Sui volti, sugli occhi dolenti

Di sogni svaniti.


A nulla varrà questo aprile

Stupito di sole,

A nulla i sospiri interrotti

Di nuove parole.




***




Un volo di falene



L'estate morirà, semplicemente:

Come schiudendo un volo di falene,

Quasi che quel profumo di begonie

Ci regalasse un po' di miele amaro.


I tigli hanno l'essenza della notte:

Come impazzito, il cuore dell'estate

Pulsa e stordisce anche la nostra vita,

Che si nasconde dietro la tendina.


Vorrei fermare il tempo al chiaroscuro

Del vespro, all'ombra incerta delle case;

L'estate ha un cuore grande e un fuoco breve:

Vorrei che fossi qui, semplicemente.