Massimiliano Bardotti: tre poesie da "La terra e la radice"




Talvolta di notte mi svegliavo senza futuro.
Allora mi alzavo, ma non sapevo dove andare.
Era buio ogni cuore e la stanza del cielo coperta di brace.
Avevo allora terrore d'essere nato.
Ma tu mi facesti abitare nel ventre di tutte le cose.
Dove vidi balene ammalarsi d'amore e ringiovanire.
Vidi i tuoi anni bambina diventare di ghiaccio.
Poi invisibili, infranti ed infine composti.
Fosse stato coraggio li avrei abbracciati.
Poi venne il tempo di una semina nuova.
Di nuovo la vita splendeva e il divino era ogni cosa.
Spezzavi un legno e lo trovavi, spostavi la pietra era lì.
Di nulla più si aveva timore, la bestia feroce si fece mansueta.
Di quel tempo ho speranza e memoria.



***



C'è un silenzio che ha tutte le ragioni
E pochi che gli avranno dato ascolto.
Il canto dei pianeti, la lontana risacca.
C'è un sempre che non teme mutamenti.
Qui felicità ha fatto il nido.



***




Alla famiglia umana apparteniamo
Abbiamo milioni di anni.
Ma più di tutto apparteniamo a una radice
Che affonda nella terra dal principio.
E più ancora apparteniamo alla sorgente
Che rese fertile la terra e la radice.
Tutta la creazione risponde alla premura
Di una vasta e antica paternità.
La felicità è un'obbedienza, è appartenenza.