Vittorino Curci: tre poesie da "Poesie (2020-1997)






III


l'ingranaggio s'inceppa quando
la nostalgia di un semplice guardare
cresce a dismisura
per curare le innumerevoli ferite.
ogni ferita ha un nome.
a parte questo, non so altro

partire, allontanarsi per sempre,
sottrarsi alla requisitoria
della parte orfana.
provare diversamente.



***



(al bar di notte)

Vengono qui non per
tornare sui loro passi.
credo aspettino qualcosa
o qualcuno
da sfiorare con il dorso
della mano - un gesto
semplice ma per noi
incomprensibile

vengono qui perché
ogni voce è un brivido
che passa nell'aria
per inverarsi
in un'idea di vita.



***



Liturgia del buon principio



La coscienza castigante impedisce il volo a destra
con scudisciate d'aria
e scricchiolii stellari che spaventano le greggi.
La tua è la spesa frugale di un timido - cose
che prendi dai romanzi e metti in salvo
dal tutto che rovina - Ma per una volta, per una
sola volta potrai svettare
sulla tua figura inerte
fino a scorgere i semi buoni
di un tempo irragionevole.
Sarai il custode della roccia che si guadagna la sera
soffiando sulla materia oscura, sulle inadempienze
di un padre a mezza strada. In un brivido
delle vertebre riconoscerai
ciò che è sempre stato tuo - in un luccichio di vetrine
a dicembre, la prima ruga sul viso di tua madre.
Sarai una lastra di pietra incisa, l'allegoria cresciuta
come dogma tra le mani, un ricettacolo
di primizie che - come la vita- non si può definire.

Che le tue parole siano redente e pure.