Yari Bernasconi: tre poesie da "Nuovi giorni di polvere"




Da una stazione in disuso mi chiedi: dove vanno

questi treni veloci, incuranti del mondo?

Una volta credevo di saperlo, aggiungi, e mi lasciavo

accompagnare. Qualcuno mi aspettava.

*

Faccio diverse scoperte importanti, qui. 

Degli insetti

che non possono esistere, ma che ho trovato.

*

Ho molto tempo per pensare, però ci tengo poco.

Sono felice se vieni a trovarmi e stai con me:

tu sei la risposta e non parli mai. Anch'io

pronuncio sempre la mia ultima parola

dopo che tutti se ne sono andati.



**


Galway


Se c'è qualcosa di vero in questa strada, tra le case,

attorno ai corpi dei turisti che spingono all'entrata

dei locali, cantando con voci grasse, è tutto

nell'asfalto. L'asfalto levigato e la sua inerzia.

L'asfalto sotto i ciottoli, negli interstizi, nelle crepe.

Quell'asfalto ignorato.


Se c'è qualcosa di vero è già sbiadito, già trascorso.



**


Connemara


Sembri rinascere tra i prati e queste strade

dissestate, tracciate da fessure che si iniettano

fin sotto terra. Le pecore sono pecore, i muri sono muri:

scendi dall'auto, guardi intorno e qualcosa di vecchio

ritorna, un'impressione, un'evidenza di sempre,

un istinto. Non te ne accorgi ma cammini, mi chiami

per due volte, vieni, che è bello, si sta bene. Nient'altro.