Tomas Tranströmer: tre poesie da "Poesia dal silenzio"



Quadro meteorologico



Il mare d'ottobre brilla freddo

con la sua spina dorsale di miraggi.


Niente è rimasto a ricordare

il bianco vortice delle regate.


Una luce ambrata sul villaggio.

e tutti i suoni in lenta fuga.


Il geroglifico del verso di un cane

è dipinto nell'aria sopra il giardino


dove Il frutto giallo inganna

l'albero e si lascia cadere.




***




Solitudine



I.



Qui fui sul punto di morire una sera di febbraio.

La macchina scivolò sul ghiaccio e finí

nella corsia opposta. Le auto che sopraggiungevano,

i loro fari si avvicinarono.


Il mio nome, le ragazze, il lavoro

lontanissimi si sciolsero e rimase

soltanto il silenzio. Ero anonimo

come un ragazzo nel cortile della scuola circondato da nemici.


Il traffico mi veniva incontro con luci enormi.

Mi illuminarono mentre cercavo di sterzare

in un trasparente terrore che montava come albume.

I secondi si dilatarono - vi si trovava spazio -

divennero grandi come edifici di ospedale.


Quasi si poteva sostarvi

e respirare un attimo

prima di essere travolti.


Allora si presentò un appiglio: un caritatevole granello di sabbia

o una meravigliosa raffica di vento. La macchina si staccò

e attraversò obliqua la strada.

Un palo spuntò e si spezzò - un rumore secco -

e volò via per le tenebre.


Finché fu il silenzio. Rimasi seduto al volante.

Poi vidi qualcuno arrivare attraverso il nevischio

a vedere cosa mi era successo.




***



II.




Ho vagato a lungo

per i campi gelati dello Östgötaland.

Nessun uomo in vista.


In altre parti del mondo

si nasce, si vive e si muore

in un costante accalcarsi.


Essere sempre visibili -

vivere in uno sciame di occhi -

deve dare al viso un'espressione speciale,

volti coperti di argilla.


Il brusío aumenta e diminuisce

mentre si dividono tra loro

cielo, ombre e granelli di sabbia.


Io devo stare solo

dieci minuti la mattina

e dieci minuti la sera.

- Senza alcun programma.


Tutti fanno la fila da tutti.


Molti.


Uno.