Giancarlo Sissa: tre poesie da "Archivio del padre"






Mercoledì 17 ottobre 2018 St. Andrews


Durante la cena abbiamo persino riso. Come la mano amputata nella pressa che continua. Ad afferrare il vuoto. E forse ride persino il pugile inebetito. Dall'ultima sconfitta.

Del resto quali azioni ti attribuisco padre. Mentre apri l'acqua fuoco. Lago di ghiaccio che per secoli e secoli attraversano i bambini. Morte che non si racconta. Tempo che non conta.

Le parole del medico dicono una storia nella quale non ci sono mani né bicchieri di vino. O poche. O pochi.



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Altri giorni


Padre caro la casa ha messo i libri sotto la pioggia. L'ultima ora non ha avuto delirio ma le antiche ipotesi d'acqua. Il tempo forerà le mani a questi idioti che non sanno cos'è un tavolo. Cos'è una matita. Cos'è il mattino cos'è. La buona febbre. Camminare lentamente verso.

Bisognerebbe leggere digiunare. Voltare le spalle al bel tempo. Entrare nell'osteria dell'inverno a bere da bicchieri vuoti. Accendere il fuoco nel camino e dimenticarsi. Scrivere con precauzione sul quaderno dei compiti. E poi morire. E poi risorgere. E ogni volta scordarsi di voi.




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Domenica 28 ottobre 2018


Viene il giorno che finalmente non contiamo più nulla e siamo pezzi di sole presi in una pietra.

Imbozzolati nella voce. Nel silenzio della voce. Nell'inchiostro d'autunno. Della voce.

Padre l'acqua non sbaglierà direzione. La barca sbatterà vuota ai cancelli. Ogni cosa sarà lucina d'autunno.