Emiliano Cribari: tre poesie da "La vita minima"

 






me lo dicono il gambo di una rosa,
un filo d'erba nell'asfalto
che anche questa vita
fatta di poco 
è solo l'illusione
di una vita minima


***


è novembre
a Castagno D'Andrea piove da un mese
la mattina la nebbia nasconde il paese
le case sono fievoli luci di cucina:
i lampadari una definizione
della parola poesia
dietro i vetri fornelli e televisioni
odore di legna,
tepore di montagna
in attesa del pranzo,
gli anziani s'avvicinano alle finestre
e scrutano in alto, in basso
scuotono il capo
non che debbano uscire
è una tristezza così, tanto per fare


***


bisogna sperare che piova
che la luce impallidisca
sopra le foglie secche
i tronchi sfatti
i funerali fatti in silenzio
alle ghiande
sputate dai cerri
bisogna sperare che il fosso
a valle gonfi 
si dibatta
celebri rabbioso
il suo canto
e che i sentieri
siano ancora tutti d'acqua
e di terra
bisogna sperare che il peso
dei pensieri
faccia condensa e s'involi
tra la nebbia alta,
già sparsa
bisogna sperare di sparire
come vischio amoroso
nel silenzio dell'Oia