Reidar Ekner: tre frammenti di poema da "Dopo molte migliaia di radiazioni"



La stanza che già da sei mesi abitiamo

è una clessidra senza tempo.

Lentamente scorre la sabbia

di mille anni. Che i granelli sono contati,

lo sappiamo, il numero però

non ci è noto. Il tempo trascorre e si ferma qui,

nella stanza che intanto è diventata la tua vita.




(...)




Questa notte il tuo respiro quasi non lo sento,

devo piegarmi su di te per vederlo.

Fluisce la goccia silenziosa e quieta

e la notte è tranquilla, nonostante il ronzio

del traffico intenso sul viale che penetra

dalla finestra aperta di una spanna.

Le gocce cadono, quindici

al minuto, cadono così

da quattro settimane, cadranno così

per il resto della tua esistenza breve.

La goccia ti tiene in vita, il cibo

non riesci a trattenerlo, nemmeno

riesci più a inghiottire altro

che la dose quotidiana di compresse, compresse

contro gli spasmi, contro la pressione cerebrale,

contro la nausea, l'agitazione e i dolori.




(...)




Tu hai vissuto, e ancora vivi.

È debole l'alito del tuo respiro, ma quieto e caldo

io lo sento sulla mia guancia. La tua vita sarà breve

Ma breve non è privo di senso.

In questa breve vita, tu

hai vissuto più cose di altri

che, di tempo, forse, ne hanno avuto dieci volte tanto.

Hai diffuso intorno a te luce e gioia

e lo fai ancora, possiedi una forza interiore che consola i tuoi,

che ora ti stanno accanto

- Con grandi occhi osservi gli adulti

che troppo facilmente, come bambini, sono confusi

e piangono, si lamentano o perdono il controllo.

Certo, è dura, ma tu la prendi come viene.

Rispondi "Così così" quando stai male

e "Benissimo", se appena il dolore

ritira i suoi artigli. Lo spazzi via, il dolore.

"Dammi il blocco, voglio disegnare!"

In principio la tua mano trema,

ma poi ogni volta per un po' funziona. "È

per la nonna". Ecco, e ora la vita ha il suo corso,

un'altra non l'abbiamo. Insegnami

la tua pazienza, la tua costanza.