Tre poesie di Evaristo Seghetta

Le mie parole

Sono fragili le mie parole,
muri precari che circondano
campi assolati, erbe secche
bruciate dal sonno del sole.

Parole facili al canto delle cicale:
mutano il tono, si sgretolano
nella calura, al graffio
indelebile dei raggi.

E il profumo di luglio
affonda l'artiglio.

***

Dal treno

Emergono gli occhi
dal rosso dei riccioli,
finché le stelle svelano
le pupille, nel turbine
di polvere e vento...

E gocciola lento,
poi sempre più fitto,
come pianto disperso nel buio
dal treno che fischia,
che piega i canneti.

***

Postulato

Ammesso che da te ci sia la pineta,
finirò lì, allora, dietro la periferia
di casa tua, oltre i canneti, macchia
che soffia e russa, quando sale
il vento settembrino.

Vagherò così,
tra resina e aghi di pino:
uno finirà
per bucarmi il cuore.

***

Poesie tratte da Paradigma di esse (Passigli), di Evaristo Seghetta Andreoli.

Evaristo Seghetta su "Tornando a casa"

Pubblico qui alcune righe che ho ricevuto stamane da Evaristo Seghetta. Si parla di Tornando a casa (Puntoacapo), il mio ultimo libro, ad oggi, pubblicato.
Evaristo è un poeta che stimo, di cui sto finendo la lettura di un suo libro molto intenso.
A breve, qui, pubblicherò qualche poesia tratta da suddetta silloge.

"Buongiorno Luca, ho letto il tuo libro, delicatissimo lo stile è leggero il canto anche nella sua profondità. Questo oscillare tra abissi e vette, tra luce e tenebre, apre spazi ossimorici in una dialettica incamminata verso il ritorno, il “ reditu” per dirla con Rutilio Namaziano. Ritorno in un percorso costellato da amore e dolore, con i suoi alti e bassi, con le delusioni e le gioie, l’amore in tutte le sue forme, per sfociare dantescamente  verso l’unica direzione possibile, quella del divino. Un abbraccio, Evaristo."

Tre poesie di Francesco Scarabicchi

Ci vorrà

Ci vorrà
tutto il tempo necessario
prima che possa anch'io
fare a meno di me
senza voltarmi,
andando,
per lasciare.

***

Nel fondo

Il poco più di notte
che si attarda
sul manto delle more
non tradisce
quel che di te non dici,
gli anni muti
scivolati nel fondo,
in lontananza.

***

Da quel giorno

Da quel giorno
ogni giorno
con te parlo,
ma che dialogo muto,
che silenzio
dalla parte da cui
non viene il vento.


(Poesie di Francesco Scarabicchi, Il prato bianco, Einaudi)

Anteprima editoriale su Atelier

Tre poesie tratte da La ragione della polvere, ormai di imminente uscita, qui

"Il prato bianco" e Annalisa Ciampalini

La prima volta che lessi Il prato bianco (Einaudi) di Francesco Scarabicchi ricordo che rimasi molto colpito da 4 o 5 poesie, ma nulla più. Successivamente, grazie a un confronto con la cara Annalisa Ciampalini, decisi di non abbandonare la barca e leggere le altre due opere che si riescono a recuperare di questo poeta: Il cancello (Pequod) e L'esperienza della neve (Donzelli).

M'innamorai inaspettatamente della scrittura di Scarabicchi, della sua costante delicatezza, di uno sguardo quasi sempre pacato, che arriva al centro esatto delle cose.

In questi giorni sto rileggendo Il prato bianco, ed ha tutto un nuovo sapore.